Duopheni

Eleonora Bagarotti



   La loro storia, come tutte le storie, era un frammento nel corso del tempo.DUOPHENIA Caro Ivan,la volta in cui mi sono accorta di te, il tuo profilo insolito ed elegante disegnava unmovimento impercettibile, illuminato in controluce da un raggio di sole settembrino, insolentenell'aula a vetri.Mi colpirono i tuoi occhi caldi, la loro vivacità.Più tardi scoprii la tua voce baritonale, suadente, dal tono quasi sempre misurato. Ebbene sì,sorpresi me stessa a desiderare il sopraggiungere quotidiano in lontananza del tuo passofelpato e il paesaggio un po' malinconico della tua figura sempre vestita di blu. Mi sentivoanche osservata, in un gioco sottile e gradatamente percepibile, scoperta in quel dischiudereantiche sensazioni.Quel pomeriggio, sul sagrato della chiesa mentre l'asfalto scottava sottoi piedi, non c'era solo una forte attrazione a spingermi incontro a te, ma intuito.Invece diassopirsi, i sensi tratteggiavano una danza altalenante di emozioni talvolta irruenti, a voltesensibilmente gradevoli.Stagioni seguirono.Mi é piaciuto subito lasciarmi andare, quellaprima sera con te e in te, in un vincastro non soffocante, vivacemente tenero eappassionato. Finalmente la nostra solitudine non era una situazione triste ma unacondizione irresistibile per la fusione senza nodi delle nostre tonalità.E' tutta questione diarmonia, come nella musica.I successivi incontri sorpresero entrambi.Per me, ancora oggi, un po' come tuffarsi nel miscuglio di due colori in una gamma infinita di sfumature e poirestare a brillare di luce distinta.E guardarsi negli occhi.I tuoi occhi, faccio l'amore anchecon loro, non é vero? Col calore della tua pelle, col guizzo dei tuoi pensieri.La tua mente mieccita.Sono appagata nel sentire l'arrendevolezza render mi forte.Sei naturalmentemaschio e generoso, ti amo anche per questo.Mi piace osservare il tuo passaggio nudo,timidamente veloce, le spalle nutrite e quel tuo modo di camminare con la testa sempre unpo' reclinata.Bello. Sei decisamente bello. Lo sono anche le tue ombre, quelle che a volteindugiano sul tuo viso e salgono a mischiarsi col fumo silenzioso delle tue sigarette,sparpagliandosi in cerchi eccentrici verso il soffitto della mia stanza.Mi fa impazzire il modoin cui mi spogli, con una sicurezza che mi riempie subito di desiderio.Ti vorrei, ora.Mispoglio, bagnata nella memoria del tuo torso ricciuto che mi scivola addosso come tiepidaseta, fin quasi dietro il collo. Mi sembra di sentire la forte presa ai lati del mio fondoschiena,rossastri della tua orma. Lo spingersi incontrollabile della mia bocca nel farsi strada attornoal nocciolo della tua sessualità. I lunghi capelli ti carezzano il membro mentre la mia lingua tiscivola addosso fin giù giù e lecca il tepore tra le tue gambe. Sento i capezzoli bruciare. Tidiletti con la punta delle dita sul mio ventre bianco e rotondo, poi le fai entrare delicatamentenella fica, cerchi sopra e in profondità, seguendo la forma dei suoi umori, creandone altri afiotti.MORMORIO.Nella bocca ubriacature salmastre, ti affondo i denti nelle spalle. Unisco lemie mani alle tue.STRINGIMI. Penetrami, buttata lì, come un albero mosso dai venti. Turiaccendi in me l'energia.DANZIAMO.Carnecaldamuschierugiademusicaperimmagini.Iltremore cresce e passa da te in me. Declina un ritmo di cuori e cresce di nuovo.Sento i fremitidella tua vita entrare dentro di me. SALGONO.Occhicoloripellepensieritutto.E dopo ricadere,sfiorati, paralleli e chini in un volo basso come di rondini.Ti annuso, respiro.Parlareascoltandoti.Il corpo pesantemente abbandonato, spiritualità aleggiano.Devi avermimangiata, sento piacevoli ferite dappertutto.E il dolce e il salato. Rimarranno addosso edentro nei giorni successivi al nostro incontro.BARLUME.Esistiamo.".
 

 Rubrica curata da Icaro 
 
 
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