ANORESSIA

di Angela Pasini


 
Sopra larghe colline colorate

tra le case di contrade abbracciate

canta il sole e il vento si culla,

dolce danza che mi rassicura.

Accarezza cielo, nuvole e piante,

fa cadere foglie sulle mie scarpe:

saltellando a frotte sull'asfalto

sembrano cavallette di smeraldo.

A volte anche io sono una foglia

che sulla strada inciampa e cade spoglia,

mi rialzo e lo specchio mi fa guardare

questo corpo creato da mia madre.

Mi ripeto che è piu' che normale,

mi convinco che è da cambiare.

Mani magre sulle spalle e sopra il petto

mi consumano la pelle con gelido disprezzo.

Dicono sia colpa della moda

dei lineamenti che insistente ci propone

dell' ambita, apparente perfezione,

ma forse è perchè mi sento sola:

non ho fiducia in ciò che so dare,

non mi amo e non ti saprò amare.

Con quello che ho fuori mi faccio volere,

per quello che ho dentro non so farmi valere.

Per essere apprezzati bisogna piacere

e riemerger sul lago d'idioti chimere.

In questa realtà che è un controsenso

a quello che faccio non so dare un senso.

Allora combatto contro cibo, carne e fame:

voglio essere o forse svanire?

Confondo l'amore col gusto e il pregiudizio,

da un po i miei giorni sono un inutile suplizio.

Da qualche tempo mi do appuntamento:

io e il mio stomaco al solito posto,

per vomitare ogni senso di colpa,

a violentare con le dita la gola.

Poi porgo al corpo uno sguardo annebbiato

di lacrime a sforzo e il respiro soffocato.

Mi sento sicura, ora so controllarmi,

ma in questa illusione non riesco ad amarmi
 

 

 
WorkNet Service 1998 - Rubrica curata da Icaro 
 
 
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