Sopra larghe colline colorate
tra le case di contrade abbracciate canta il sole e il vento si culla, dolce danza che mi rassicura. Accarezza cielo, nuvole e piante, fa cadere foglie sulle mie scarpe: saltellando a frotte sull'asfalto sembrano cavallette di smeraldo. A volte anche io sono una foglia che sulla strada inciampa e cade spoglia, mi rialzo e lo specchio mi fa guardare questo corpo creato da mia madre. Mi ripeto che è piu' che normale, mi convinco che è da cambiare. Mani magre sulle spalle e sopra il petto mi consumano la pelle con gelido disprezzo. Dicono sia colpa della moda dei lineamenti che insistente ci propone dell' ambita, apparente perfezione, ma forse è perchè mi sento sola: non ho fiducia in ciò che so dare, non mi amo e non ti saprò amare. Con quello che ho fuori mi faccio volere, per quello che ho dentro non so farmi valere. Per essere apprezzati bisogna piacere e riemerger sul lago d'idioti chimere. In questa realtà che è un controsenso a quello che faccio non so dare un senso. Allora combatto contro cibo, carne e fame: voglio essere o forse svanire? Confondo l'amore col gusto e il pregiudizio, da un po i miei giorni sono un inutile suplizio. Da qualche tempo mi do appuntamento: io e il mio stomaco al solito posto, per vomitare ogni senso di colpa, a violentare con le dita la gola. Poi porgo al corpo uno sguardo annebbiato di lacrime a sforzo e il respiro soffocato. Mi sento sicura, ora so controllarmi, ma in questa illusione non riesco ad amarmi
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