Comitato per lo sviluppo della cultura





Costituzione ed Intenti
Questione "S. D'Amico"
Politica Culturale e Progetto per Monopoli
(emendamenti alla proposta di legge W. Veltroni)

Attuali partecipanti






1. Costituzione ed Intenti

Comitato per lo Sviluppo delle Attività Culturali a Monopoli

Essendo venuti a conoscenza delle trattative intraprese dai Sindaci dei Comuni di Polignano a mare, Mola, Conversano, Gioia del Colle, Rutigliano, Turi, Alberobello e Monopoli con l'Accademia d'Arte drammatica "S. D'amico" di Roma, i sottoscritti e firmatari rappresentanti di realtà associative, politiche e professionali attive sul territorio di Monopoli
- ritenendo dannoso e prematuro il progetto in questione
- volendo proporre una più credibile ed efficace politica culturale
hanno ritenuto opportuno dare inizio ad una raccolta di firme tesa a mobilitare l'opinione pubblica in merito alle suddette trattative. Sulla base di questa prima comune azione socio-culturale ed avendo riscontrato ulteriori condivisioni di intenti in ambito di politica culturale sul territorio di appartenenza, gli stessi si sono costituiti nel Comitato per lo Sviluppo delle Attività Culturali di Monopoli.

Autodefinizione di Comitato Aperto

Il Comitato si autodefinisce "comitato aperto" volendo chiaramente affermare i valori della costruttività e dell'aggregazione.
La proposta di partecipazione al Comitato è costantemente rivolta a tutte le realtà politiche, socio-culturali e professionali attive sul territorio, purché concretate con l'adesione e con la sottoscrizione dei seguenti documenti di base:
- foglio di raccolta delle firme per la questione "S. D'Amico"
- questo stesso documento che è atto costitutivo ed identità sostanziale del comitato stesso

Intenti

Il Comitato autodetermina la propria funzione in ambito sociale e culturale, dunque negli ambiti economico e politico inerenti questi settori, costituendosi in quanto:
- osservatorio critico della realtà territoriale
- strumento di interazione con le realtà pubbliche e private attive
sul territorio, e dunque come strumento di programmazione e di progettazione - promotore degli indirizzi politici necessari alla realizzazione dei programmi e dei progetti
In questi intenti il comitato si riconosce pienamente e consolida la propria identità operativa.

Il coordinatore

In occasione delle prime sedute tenutesi, i membri del comitato hanno ritenuto opportuno nominare Enrico Caruso coordinatore del Comitato per lo Sviluppo delle Attività Culturali di Monopoli.



2. Questione Silvio D'Amico

Le trattative intraprese fra i sindaci dei comuni già citati e l'accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico riguardano l'impiego di fondi messi a disposizione dall'Unione Europea con il progetto CALEIDOSCOPIO e prevede l'impiego a seguire di fondi dello Stato Italiano e di tutti gli altri enti pubblici -Regione, Provincia e Comuni aderenti- allo scopo di realizzare nel sud-est barese un sito di preselezione per l'ammissione alla stessa accademia.

Così com'è articolato, questo programma causa in noi molte perplessità e dubbi, perché risulta essere estraneo alla realtà territoriale ed ambiguo negli scopi -dunque d'intenti oscuri- e ci trova in ogni modo discordanti a causa degli effetti concreti che produrrebbe se realizzato.
Perplessità e dubbi considerando quanto ai punti seguenti, e cioè che:

  1. malgrado le realtà locali attive e capaci -la cui valenza per arte e professionalità è spesso riconosciuta anche sull'intero territorio nazionale- abbiano ripetutamente richiesto collaborazioni finanziarie e programmatiche al Comune di Monopoli per la realizzazione di progetti di inopinabile validità artistica ed economica, e sempre mirati a consolidare e sviluppare le attività sul territorio a beneficio della popolazione residente, mai nessuno atto concreto è stato compiuto in favore degli stessi progetti, mentre si vuole ora impiegare ogni sforzo economico ed organizzativo possibile in un programma che favorisce unicamente una struttura già ben consolidata ed esterna al nostro territorio;

  2. malgrado il programma stesso sia destinato ad investire totalmente le realtà territoriali sia di professionisti che di dilettanti operanti nel settore, queste ultime non sono state in alcun modo convocate e sentite -né preventivamente, né ancora oggi- ed invece sono state ignorate come fossero inesistenti e dunque escluse a priori dal programma stesso;

  3. malgrado non vi sia dunque alcuna concreta interazione con le realtà culturali locali, il programma viene comunque motivato e propagandato come opportunità di sviluppo culturale per Monopoli e per il sud-est barese, e non riusciamo ad intendere come questo programma che accentra ogni possibilità unicamente a beneficio di una struttura extra-territoriale ed invece esclude totalmente le realtà preesistenti sullo stesso territorio, possa essere definita "opportunità di sviluppo" piuttosto che manovra di colonizzazione culturale ed economica.

  4. nonostante il progetto a cui si fa riferimento, denominato CALEIDOSCOPIO e grazie al quale è possibile accedere a fondi dell'UE, preveda unicamente il finanziamento di attività artistiche che coinvolgano almeno tre paesi europei ed allo scopo di favorire lo scambio fra le differenti culture -con particolare attenzione alle espressioni proprie delle tradizioni etniche dei diversi popoli- nel programma a cura dei citati Comuni è invece previsto soltanto l'impiego dei fondi allo scopo di dar vita ad un sito di preselezione per l'ammissione ad una accademia, e dunque senza alcuna rispondenza a quanto indicato dallo stesso progetto europeo.

Intenti oscuri a parte, siamo comunque in disaccordo con chi propone il programma in questione, né possiamo condividere in alcun modo questa non-politica culturale, tale perché ignora le ragioni e le esigenze di chi già opera sul territorio e non propone -né pianifica- alcuna linea di sviluppo e di consolidamento delle stesse realtà culturali e, intendiamo precisarlo, socio-culturali ed economiche.
Non potremmo comunque accettare che si realizzi un programma che, allo stato attuale, è illu- sorio per gli scopi e penalizzante per gli effetti, com'è evidente considerando quanto ai punti seguenti, e cioè che:

  1. il programma è teso alla realizzazione di una struttura "instabile":
    - instabile perché subordinata alla disponibilità dei fondi di un progetto unico, con ammontare del finanziamento limitato e non rinnovabile, e dunque economicamente precaria;
    - instabile perché in ogni caso non risponde ad alcuna delle domande di consolidamento e di sviluppo delle realtà territoriali ed anzi le ignora tutte e complessivamente, e dunque non prevede un inserimento nel mercato attivo ed invece si basa sulla manovra di sovrapposizione forzata alle realtà esistenti e sulla prospettiva incerta del finanziamento pubblico a livello locale;

  2. per quanto chiarito al punto precedente, il piano economico del programma prevede inizialmente l'impiego dei fondi dell'UE ed in seguito anche di quelli messi a disposizione dagli altri enti pubblici -comuni compresi- e dunque l'assorbimento di tutti i fondi disponibili per il settore, senza alcuna riserva definita ed a beneficio delle realtà territoriali, che pure già operano con grandi difficoltà

  3. nella migliore delle ipotesi, un sito di preselezione per l'accesso all'unica accademia d'arte drammatica di Roma, quest'ultima articolata in corsi di studio rigorosamente a numero chiuso, potrà rispondere soltanto alla domanda individuale ed in quantità numerica irrilevante, ed anzi più probabile che certa.

  4. inoltre, della struttura in questione, nascente come sito di preselezione, non viene affatto prefigurata la sua eventuale futura valenza formativa, certamente più vicina alle esigenze concrete, ed in ogni caso, se anche questo ruolo le venisse chiaramente attribuito, occorrerebbe comunque considerare, oltre a quanto già espresso nei punti precedenti, che:
    - in Puglia, ed anche nella stessa Monopoli, sono presenti strutture operanti efficacemente in campo formativo -per tutti i profili professionali del settore- ed ampiamente riconosciute dal Ministero della Pubblica Istruzione -oltre che dagli enti locali e dal mercato nazionale ed europeo- e dunque sarebbe più produttiva e coerente la promozione di una realtà locale, pur dovendo rinunciare, per questo, al prestigio dell'accademia d'arte drammatica;
    - i criteri formativi e quelli selettivi sono inconciliabili e contrastanti, così come indicano chiaramente le nuove tendenze metodologiche, ampiamente diffuse anche nell'ambito della scuola italiana, nonché conflittuali sul piano etico se applicati per mano dei medesimi maestri e selezionatori, così come noi riteniamo e per ovvi motivi;

  5. esiste un precedente storico di analogo programma, che si concretò nell'Accademia Teatrale Orazio Costa, più ampio e chiaro negli intenti, motivato da esigenze reali del momento, sostenuto dalla Regione Puglia, attivo in tutta la provincia di Bari e -occorre specificarlo per evidenziarne la somiglianza- perfino basato tecnicamente sulle stesse metodologie teatrali ed a cura dello stesso organico di docenti dell'accademia S. D'Amico, eppure miseramente fallito senza neanche portare a compimento il primo ciclo triennale e per le stesse ragioni di non-politica culturale che caratterizzano questo nuovo, più debole, programma;

  6. gli effetti economici sarebbero insostenibili dalle realtà attualmente attive sul territorio, già in posizioni precarie -e ciò sia a causa dell'assenza di a ubblici, giacché lo stesso programma prevede di assorbire anche questi fondi e poiché la tendenza al decentramento attribuirà agli stessi comuni poteri discrezionali in merito all'affidamento dei fondi statali (FUS) e altri fondi pubblici, proprio sulla base di progetti che prevedano collaborazioni con gli enti locali (vedi proposta di Legge W. Veltroni)
    - riduzione drastica del mercato legato al mondo della scuola -stage, laboratori, corsi di aggiornamento- che per coerenza con quello che diverrà l'unico concreto e perseguibile "piano culturale cittadino" tenderà ad uniformarsi alla scelta, e che comunque dovrà individuare la nuova struttura come punto di riferimento unico sul territorio, sia nel caso della programmazione autonoma, che nel caso di collaborazioni con altri enti;
    - riduzione del mercato privato che tenderà a preferire l'adesione ad iniziative condotte da maestri prestigiosi, piuttosto che da esperti professionisti locali;

  7. a tali effetti di accentramento dell'interesse e delle risorse economiche, non potrebbe che seguire, piuttosto che lo sviluppo delle realtà locali, un'involuzione della produzione e della qualità culturale, perché è evidente che tutto ciò provocherebbe:
    - la drastica riduzione delle possibilità di crescita autonoma delle realtà già operanti sul territorio, e dunque l'impossibilità a consolidare le realtà stesse;
    - la massificazione della produzione culturale in una omogeneità funzionale al modello accademico, invece che la diversità della ricerca di una cultura propria legata alle specifiche tradizioni etniche;
    - l'emarginazione ancora più schiacciante di tendenze culturali alternative e giovanili, che, già escluse da qualsiasi inserimento nel mercato ed in questo caso senza più alcuna speranza di pubblico sostegno, verrebbero ad essere private di ogni spazio in ambiti riconosciuti;

  8. anche tutte le realtà associative, le iniziative a scopo socio-culturale, le iniziative di volontari operanti nel settore, vedrebbero ridursi drasticamente gli spazi disponibili -e già insufficienti- di collaborazione, di sostegno e, soprattutto, di partecipazione attiva alla vita del territorio.

Dunque, per tutto quanto sinteticamente espresso in questo stesso documento e relativo alle trattative intraprese dai Sindaci dei Comuni di Polignano a mare, Mola, Conversano, Gioia del Colle, Rutigliano, Turi, Alberobello e Monopoli con l'Accademia d'Arte drammatica "S. D'amico" di Roma, e che mirano alla realizzazione nel sud-est barese di un sito di preselezione per l'accesso alla stessa accademia romana, i sottoscritti e firmatari rappresentanti di realtà associative, politiche e professionali attive sul territorio di Monopoli ritenendo dannoso e prematuro il programma in questione, intendono ottenere che ogni trattativa venga sospesa allo scopo di riconsiderare l'opportunità dell'intervento.
A tal fine, gli stessi si impegnano a raccogliere firme di sottoscrizione e assenso di cittadini italiani residenti in tutto il territorio nazionale ed a promuovere una campagna di informazione in merito alla questione.
Inoltre, ritenendo necessario promuovere una politica culturale credibile ed efficace, né tracciano le linee generali e si impegnano a promuoverla negli ambiti e nei modi che sono a loro stessi propri; per lo stesso motivo, nell'intento di partecipare attivamente allo sviluppo culturale del sud, stilano un documento particolareggiato di emendamenti ad alcuni articoli della proposta di legge di W. Veltroni -mirato a prevenire meccanismi legislativi inadeguati alle attuali condizioni del settore culturale nel nostro territorio- e si impegnano a promuoverlo sul territorio nazionale.
I sottoscritti e firmatari, proprio perché rappresentanti di realtà associative, politiche e professionali attive sul territorio monopolitano, stilano anche un primo progetto particola- reggiato per la città di Monopoli e si impegnano a promuoverne la realizzazione.


3. Politica Culturale e Progetto per Monopoli

Nell'intento di contribuire attivamente al processo di sviluppo culturale del nostro territorio, abbiamo redatto un progetto di massima, misurato in modo particolare sulla realtà di Monopoli, che riteniamo possa costituire anche un valido modello per tutto il sud-est barese.

La stesura dello stesso progetto è stata preceduta dalla necessità di definire presupposti ed obbiettivi legittimi di un programma culturale allo stato attuale delle cose e da quella di attribuire un ruolo preciso alle pubbliche amministrazioni, e dunque dalla puntualizzazione di una politica culturale.

Le indicazioni operative del progetto stesso sono state determinate dall'analisi per linee generali degli ambiti culturali attivi sul nostro territorio e di quelli consolidati sull'intero territorio nazionale.

Parallelamente alla stesura del progetto, abbiamo condotto uno studio delle leggi italiane vigenti in materia di erogazione di fondi per la cultura e lo spettacolo, comparandole con la proposta di legge dell'on. Veltroni -che sarà discussa entro l'anno corrente- al fine di valutare la praticabilità del nostro progetto; questo lavoro ha prodotto alcuni emendamenti alla stessa proposta di legge.

Di tutto il lavoro compiuto, riportiamo di qui seguito e sinteticamente, i punti sostanziali.

Obbiettivi e presupposti di un programma culturale

Riteniamo che l'evento culturale sia azione dialettica, e allora sempre con valenza sociale, piuttosto che immota conservazione e dunque che occorra:
- recuperare gli spazi di aggregazione
- promuovere l'interazione fra le diverse realtà, anche individuali, del territorio
- consolidare i laboratori delle libere idee e della ricerca
Questi, in sostanza, i presupposti e, nel tempo stesso, gli obbiettivi legittimi di un programma culturale.

Ruolo delle amministrazioni pubbliche

Ritenendo che la qualità della vita non possa essere misurata sull'unico parametro della condizione economica, attribuiamo all'Amministrazione Pubblica il ruolo di ente politico di riferimento sul territorio, con compito di provvedere in modo organico e continuo al verificarsi di eventi culturali.
In concreto, riteniamo che, per la gestione pubblica della cultura, le amministrazioni debbano fare riferimento ad un preciso programma di sviluppo delle potenzialità territoriali, il quale risponda ai seguenti requisiti:
- sia coerente negli obbiettivi e nei presupposti ad un programma culturale, così come definito al paragrafo precedente
- sia preventivamente concordato con le diverse realtà -culturali, sociali, politiche- già esistenti sui territori di pertinenza, con particolare attenzione alle realtà associative effettivamente attive
- preveda e coordini l'interazione con le istituzioni presenti sul territorio -enti, scuole, ecc.-
- preveda spazi a disposizione delle realtà culturali non costituite e non riconosciute, quali quelle in ambito giovanile, quelle definibili alternative e di ricerca, quelle inerenti tradizioni popolari e minoranze etniche
- comprenda la realizzazione di progetti d'ogni settore, anche non propriamente dell'area ritenuta culturale in senso stretto, purché riconducibili ad azione dialettica mirata allo sviluppo delle istanze sociali, quali: progetti di servizi dedicati alle emarginazioni, progetti di laboratori politici, progetti per la salvaguardia dell'ambiente, ecc.
- preveda l'impiego delle risorse pubbliche per porre in essere soluzioni stabili e proiettate nel futuro, invece che -come accade usualmente- iniziative destinate ad esaurirsi nel momento
- preveda di accedere agli scambi ed ai contributi economici disponibili grazie all'UE, allo stato ed agli altri enti italiani
- comprenda, nel complesso, un piano economico di investimento delle risorse pubbliche tale da garantire l'esistenza di quelle realtà culturali che non hanno possibilità di pervenire ad alcuna autonomia e da offrire agli altri casi l'opportunità concreta di inserimento nei mercati
Quanto puntualizzato in questo paragrafo ed in quello precedente, costituisce sostanzialmente la politica culturale di cui questo comitato si fa promotore.

Indicazioni operative per il progetto: ambiti culturali attivi

Fra gli ambiti culturali attivi sull'intero territorio nazionale e compresi i grandi punti di riferimento della cultura in Italia -ad eccezione delle scuole e delle università- quello numericamente più esteso e maggiormente consolidato e produttivo ha come base le associa- zioni culturali giovanili.
A parte ogni considerazione d'altro genere, dei grandi punti di riferimento ci limitiamo a tener conto del numero esiguo di queste strutture, dell'impossibilità di fruirne metodicamente, della scarsa produzione di eventi culturali, dell'economia basata unicamente sui contributi dello stato e del dato fondamentale che tutto ciò costituisce il presupposto originario di queste realtà -a dispetto di ogni logica culturale ed economica- per concluderne che dette realtà non costituiscono un buon modello.
Di altri ambiti, generalmente a carattere soltanto privato, ci limitiamo a tener conto dell'asservimento forzato della loro produzione alla domanda del mercato -compreso quello costituito dagli enti pubblici- per escluderli alla nostra attenzione.
Dell'ambito delle associazioni culturali -soprattutto giovanili- affermeremo, invece, che è certamente quello capace di generare metodicamente un gran numero di nuove valide realtà e di autentici eventi culturali, di offrire facilità di fruizione e dunque di costituire l'ambito di una prima necessaria formazione, di interagire costantemente con il proprio territorio.
Tutto ciò è certo determinato da molte ragioni -sia di carattere sociologico che economico- che però non influiscono sulle conclusioni a cui inducono i dati, le quali fanno sì che le linee del nostro progetto convergano prevalentemente all'ambito associativo.

Il paradosso della presenza-assenza

L'evidenza dei fatti è che, se la funzione socio-culturale e la valenza formativa delle associazioni in altri territori italiani sono ampiamente riconosciute, tanto da promuoverle al ruolo di infrastrutture produttive, nel nostro territorio la tendenza della Amministrazione Pubblica è da sempre quella di considerare il fenomeno associativo locale come realtà al margine della professionalità e dunque incapace di esprimere prodotti culturali credibili e spendibili entro ed oltre i confini comunali.
Ciò determina, dunque, il paradosso della presenza-assenza di infrastrutture formative, produttive e professionalizzanti, cioè lo stesso fenomeno aberrante grazie al quale i sindaci di otto comuni ritengono di dover programmare, facendosene vanto, la colonizzazione degli stessi territori che rappresentano.
A causa di questa diffusa e tacita adesione al mondo dei paradossi -vogliamo credere inconsapevole e non di comodo- il giusto progredire e la legittima affermazione delle realtà culturali attive sul nostro territorio, subiscono il veto del silenzio.
Così come, allo stesso modo, è possibile che il vuoto sia la soluzione ai problemi nostri e dei nostri concittadini, quando insieme chiediamo una realtà teatrale che dunque non c'è, una realtà artistica che dunque non c'è, un'attività di formazione che dunque non c'è, uno sbocco professionale nel settore culturale che dunque non c'è, tutto che non c'è malgrado le ricchezze e le potenzialità, malgrado le innumerevoli associazioni che operano con questi stessi strumenti e sul nostro territorio.

Noi riteniamo che il vuoto dovuto all'assenza di almeno una struttura di riferimento stabile per specifico settore, struttura indubbiamente necessaria a quel progredire culturale che vorremmo non si arrestasse mai, debba essere colmato urgentemente, e che questo possa essere l'obbiettivo legittimo del nostro progetto.
Anzi, rifiutando di accettare il paradosso, noi riteniamo che la presenza delle strutture di riferimento stabili per ogni specifico settore, che già esistono sul nostro territorio ed in abbondanza pur costrette all'anonima sopravvivenza, debba essere presto riconosciuta ufficialmente dalla Pubblica Amministrazione, e che questo debba essere il concreto obbiettivo del nostro progetto.

Il progetto (in sintesi)

Il nostro progetto, in generale, consiste nell'ottenere che vengano effettivamente compiuti atti di accostamento alla realtà praticabile -tanto dalle Amministrazioni Pubbliche, quanto dalle forze attive sui territori- e dunque che venga attuato un programma che esprima una precisa politica culturale e che risolva ogni paradossale presenza-assenza.

In particolare, abbiamo ritenuto di stilare il progetto di una possibile struttura, a nostro parere rispondente alle esigenze ed alle caratteristiche del nostro territorio ed immediatamente attuabile, dedicata specificamente al settore delle arti teatrali.
La scelta del settore è dovuta alla volontà di rimanere coerenti alle origini del Comitato ed alla necessità di affrontare per prime le urgenze del nostro territorio, ma intendiamo ribadire e precisare che l'intento è soprattutto quello di proporre un modello di struttura che riteniamo valido per ogni settore specifico.

La Casa del Teatro

Obbiettivo del progetto è promuovere ad infrastruttura produttiva stabile una delle associazioni culturali attive nel settore e radicata sul nostro territorio o, meglio, un consorzio costituito dalle suddette associazioni.
L'infrastruttura in questione verrebbe denominata Casa del Teatro proprio ad indicarne imme- diatamente la funzione socio-culturale, distinguendola dal teatro tradizionalmente inteso.
La Casa del Teatro, così come da noi concepita, assume il ruolo di punto di riferimento locale per il teatro, con intenti espressamente sociali e dunque di facile fruizione, capace di assolvere ai seguenti compiti:
- promozione della cultura teatrale
- formazione alle professioni del teatro
- promozione del teatro locale anche oltre i confini comunali
- promozione degli scambi culturali
- produzione di progetti teatrali
- interazione con enti e istituzioni locali
- interazione con enti e istituzioni nazionali ed esteri

Forma giuridica, intenti statutari ed organi di gestione

La forma giuridica dovrà essere simile a quella di un'associazione o di un consorzio di associazioni ed altre persone giuridiche, non a scopo di lucro, e con possibilità di partecipazione pubblica.
Fra gli intenti statutari dovranno essere espressamente indicati quelli di natura socio-culturale, e deve essere precisato l'impegno ad operare generalmente in tal senso e particolarmente a beneficio delle condizioni di emarginazione e minoritarie.

Dovrà inoltre essere espressa la preferenza per la promozione e la produzione di progetti teatrali locali, piuttosto che per l'organizzazione di eventi culturali prodotti da realtà extra-territoriali, pur essendo quest'ultimo caso possibile.
Sempre in ambito statutario, dovrà essere espressa la preferenza per incarichi da assegnarsi a soci della Casa del Teatro, piuttosto che a personalità esterne, pur essendo quest'ultimo caso eccezionalmente possibile.
La gestione della Casa del Teatro sarà affidata ad un Consiglio Direttivo, eletto dall'Assemblea dei Soci -che evidentemente potrà essere costituita dai rappresentati delle associazioni consorziate- all'interno del quale saranno elette le cariche previste dalla legge in materia di associazioni e consorzi.
La gestione artistica della Casa del Teatro sarà invece affidata ad un Direttore Artistico, incaricato per tre anni dal Consiglio Direttivo, con incarico rinnovabile, e che svolgerà le mansioni di consulente ed esecutore dei programmi -previsti in linea generale dal Consiglio Direttivo- ed anche di autonoma programmazione, fermo restando il rispetto delle indicazioni generali e dei principi statutari.
Nell'eventualità di Casa del Teatro a partecipazione pubblica -con riferimento a quanto previsto dalla proposta di legge W.Veltroni ed agli emendamenti che noi stessi abbiamo elaborato- almeno un rappresentante dell'Amministrazione Pubblica dovrà essere membro di diritto del Consiglio Direttivo.

Programmi

I programmi della Casa del Teatro dovranno avere, nel complesso, una durata minima triennale, mentre i singoli progetti potranno avere anche breve durata, purché parte evidente delle scelte generali.
I programmi e i singoli progetti, dovranno essere espressamente rivolti prevalentemente ad interventi socio-culturali, e dunque tesi soprattutto alla produzione ed alla promozione di:
- gruppi teatrali nascenti e dilettantistici amatoriali del nostro territorio
- attività e progetti rivolti alla valorizzazione delle culture minoritarie presenti sul nostro territorio, alla prevenzione dei rischi ed alla reintegrazione dell'emarginato
- attività e progetti che, utilizzando gli strumenti del teatro e l'animazione teatrale, comportino aggregazione e socialità, realizzano situazione di festa, valorizzino le piazze e le qualifichino come luoghi d'incontro
- attività e progetti che, utilizzando gli strumenti del teatro e l'animazione teatrale, coinvolgano in operazioni di conservazione, valorizzazione ed uso dei beni culturali e dei luoghi architettonici, nonché dei beni della natura e dei luoghi architettonici naturali, ed anche coinvolgano in operazioni di salvaguardia dell'arte e della natura
- attività propedeutiche e di formazione alle professioni del teatro
- attività di laboratori teatrali finalizzati allo sviluppo delle istanze creative, espressive e sociali dell'individuo e tese al riconoscimento nel gruppo
- attività di laboratori teatrali e di animazione teatrale espressamente dedicate a bambini, anziani ed emarginati
- progetti di ricerca e di archiviazione di testimonianze della cultura teatrale del passato e del teatro di ogni genere nel nostro territorio, con particolare attenzione alle testimonianze di teatro rituale, politico e popolare
- progetti di archiviazione e conservazione della cultura teatrale contemporanea nel nostro territorio.

Spazio fisico per la Casa del Teatro

Il luogo fisico rispondente al luogo ideale della Casa del Teatro, è costituito soprattutto da ambienti atti ad ospitare laboratori e attività dello stesso genere, incontri e dibattiti, piccole mostre di materiale scenografico, costumistico, drammaturgico e similari, le necessarie attività organizzative e le riunioni dei soci, nonché uno spazio scenico sufficiente a praticare esercizi d'attore e prove di rappresentazioni, attrezzato con il minimo necessario degli impianti tecnici per il teatro: ciò è quanto innanzitutto occorre.
Certamente, uno spazio agibile dedicato al pubblico accrescerebbe l'autonomia e le potenzialità della struttura stessa, permettendo di rappresentare; ma questa spazio è anche uno strumento che, all'attuale stato dei fatti, produce un effetto di impraticabilità o, almeno, di impraticabilità immediata del nostro progetto, dovuto alla carenza di luoghi fisici aventi le caratteristiche, soprattutto di ampiezza e di ubicazione, necessarie ad adempiere alla funzione di teatro.
Il problema è però risolvibile se, nel pieno rispetto del principio di luogo ideale per la Casa del Teatro, si limitano le necessità dello spazio agibile al pubblico, restituendo così concretezza e realizzabilità al progetto ed insieme ottenendo -altro genere di problema che ci preme risolvere- di distinguere definitivamente questa nuova struttura dal teatro, inteso sia come luogo fisico, che come ente stabile avente diritto a finanziamenti dello Stato.
Inoltre, il modello torna utile ed attuabile nella maggior parte dei casi e, in modo particolare, a Monopoli, dove già esiste più d'una struttura fisica atta allo scopo.
Per tutto ciò, abbiamo ritenuto opportuno determinare un criterio di distinzione che definisse in modo inequivocabile questa differenza e che stabilisce che la struttura di una Casa del Teatro non può avere uno spazio agibile al pubblico per più di novantanove posti a sedere.

Casa del Teatro e teatri

La Casa del Teatro non dovrà essere soprattutto un teatro, né dovrà sviluppare linee di programma ed economiche tese ad un simile divenire, giacché l'intento della nostra proposta non è quello di sopperire alla mancanza di una struttura teatrale, ma invece quello di propiziarne la nascita dando vita ad una struttura socio-culturale con funzioni totalmente diverse e parallele.
Dunque, ci auguriamo la possibilità di più di una Casa del Teatro nella stessa città, piuttosto che il divenire teatro in senso comune di un'unica di queste strutture.
Del resto, essendo la nostra ipotesi riferita a Comuni di piccole e medie dimensioni, riteniamo improbabile anche una simile evenienza; ancor più improbabile se si tiene conto che la Casa del Teatro non è che il modello, questo specificamente dedicato all'arte teatrale, che noi stessi ipotizziamo possibile per tutti gli altri settori culturali e che riteniamo debba essere realizzato in più esemplari nello stesso territorio comunale, almeno uno per ogni settore individuabile delle arti, quali: musica, letteratura e poesia, pittura e scultura, cinema, ecc.
Quello che ci sembra realizzabile, invece, è un consorzio teatrale fra Comuni limitrofi, sulla base della presenza di almeno una Casa del Teatro sul territorio di ognuno, che potrebbe allora costituire una particolare forma di teatro stabile, che vogliamo definire Teatro Stabile Esteso.

Emendamenti alla proposta di legge W. Veltroni

Come accennato in precedenza, al fine di valutare la praticabilità del nostro progetto, abbiamo condotto uno studio delle leggi italiane vigenti in materia di erogazione di fondi per la cultura e lo spettacolo, comparandole con il disegno di legge del Governo del marzo '97 dal titolo "Disciplina generale dell'attività teatrale" proposto dall'on. Veltroni.
Premesso che siamo pienamente d'accordo con le motivazioni che rendono necessaria una modifica delle leggi vigenti e che riteniamo opportuno che i finanziamenti alle attività teatrali siano legati a progetti culturali e non più ai costi delle attività teatrali, siamo pienamente d'accordo con la citata proposta dell'on. Veltroni. Ci pare altresì necessario esplicitare gli intenti socio-culturali già impliciti nel suddetto disegno di legge, proponendo i seguenti emendamenti:

1) Case del teatro

Essendo convinti, sulla base delle motivazioni esposte precedentemente, della validità del modello proposto, denominato "Casa del teatro" ed essendo convinti della sua applicabilità su tutto il territorio nazionale, auspichiamo, ai fini del riconoscimento giuridico di tale nuovo modello, che il Capo I "Stabilità teatrale e compagnie" incluso nel Titolo II "Finalità pubblica delle attività teatrali" della su detta proposta di legge venga emendato con l'aggiunta degli articoli 21bis e 21ter riportati in seguito:

ARTICOLO 21bis

Definizione e natura giuridica

  1. Lo Stato, le regioni ed i comuni riconoscono il rilievo della funzione di promozione della crescita socio-culturale svolta dalle case del teatro.

  2. Sono definite "case del teatro" le comunità di persone giuridiche private o pubbliche che promuovono attività socio-culturali nell'ambito del settore dello spettacolo con caratteristiche di stabilità, definite sulla base dei seguenti principi:
    1. rapporto stabile tra casa del teatro ed una comunità di artisti e tecnici

    2. produzione di attività teatrale finalizzata alla promozione di nuova drammaturgia e progetti culturali, ed alla promozione di gruppi emergenti e amatoriali

    3. promozione delle collaborazioni e degli scambi culturali con altri enti o istituzioni nazionali ed esteri

    4. nell'ambito delle produzioni di cui alla lettera b promozione di attività di ricerca e operative con intenti socio-culturali che utilizzino lo strumento teatrale a beneficio di soggetti emarginati, portatori di handicap e minoranze etniche.

    5. nell'ambito delle produzioni di cui alla lettera b ricerca produzione e promozione del patrimonio teatrale collegato alle culture minoritarie locali

    6. nell'ambito delle produzioni di cui alla lettera b promozione della ricerca sui nuovi linguaggi nonché su forme di integrazione con le altre arti della scena

    7. formazione di artisti, tecnici e delle figure organizzative del teatro

    8. creazione di rapporti stabili con le scuole, attivando circuiti di informazione e preparazione all'evento socio-culturale, idonei a favorire la socializzazione e l'accrescimento della cultura della comunità

    9. priorità dell'assenza di fine di lucro e del conseguente reinvestimento nell'attività teatrale degli eventuali utili conseguiti

  3. Il Centro nazionale per il teatro sostiene l'attività delle case del teatro, nei limiti dell'articolo 2, e ne valorizza il ruolo in dipendenza di progetti socio-culturali elaborati con cadenza e prospettiva triennale, che corrispondono ai principi indicati al comma 2 del presente articolo1.

ARTICOLO 21ter

Condizioni per il riconoscimento

  1. Ai fini del riconoscimento della qualifica di casa del teatro lo statuto prevede:

    1. presenza di una struttura non atta a spettacolazione oppure di una struttura che abbia una sala teatrale con un numero di posti non superiore a 99

    2. presenza dei principi esposti al comma 2 dell'articolo 1

    3. presenza di una assemblea dei soci, di un consiglio direttivo eletto dall'assemblea dei soci, di un presidente amministrativo di un vicepresidente e di un tesoriere eletti dal consiglio direttivo tra coloro che ne fanno parte.

      OMISSIS: Per quanto riguarda i compiti dei vari organi si fa riferimento alla legge vigente sulle associazioni legalmente costituite

    4. la nomina, da parte del consiglio direttivo, di un direttore artistico da individuare tra i soci della casa del teatro. Il direttore artistico resta in carica per un periodo di tre anni ed ha la possibilità di essere rieletto.

    5. le condizioni volte ad assicurare l'indipendenza delle scelte culturali del direttore artistico

    6. in caso di partecipazione misto pubblico e privato, la presenza nel consiglio direttivo di almeno un rappresentante dell'amministrazione dell'ente pubblico interessato

Evidentemente, se questo emendamento fosse approvato, la casa del teatro acquisirebbe forma istituzionale simile a quella del teatro stabile ma ad intenti espressamente socio-culturali o, se vogliamo, di compagnia teatrale stabile ma ad intenti socio-culturali e avente un luogo teatrale. Se ciò accadesse, al di là degli specifici parametri in materia di teatro stabile, attualmente non definiti, riteniamo necessario precisare che il nostro intento è quello di privilegiare forme consorziali di case del teatro, e dunque estese per operatività socio-culturale sul territorio, piuttosto che la singola struttura.
Per tali motivi, ipotizziamo che possano costituirsi consorzi di case del teatro, i quali andrebbero certo incentivati e promossi, e che potrebbero a giusto diritto chiedere di essere riconosciuti teatri stabili o, meglio, teatri stabili estesi.

2)Teatri stabili estesi ad iniziativa pubblica

Essendo anche noi fermamente convinti della necessità di incentivare le attività teatrali ridistribuendole equamente su tutto il territorio nazionale ed essendo inoltre convinti che ciò sia ancor più importante se tali attività sono legate al sociale, abbiamo ipotizzato un modello di cooperazione che permetta, grazie alla partecipazione di enti pubblici, di sopperire a tali necessità su un territorio abbastanza vasto. Nello specifico abbiamo ideato un modello di cooperazione tra case del teatro ed enti pubblici (almeno uno tra regione provincia o consorzio di comuni) tra loro indipendenti; ma che si consorziano al fine di realizzare progetti territoriali "estesi" sul territorio di loro appartenenza.
Per ciò che riguarda la struttura giuridica ed i compiti di un simile consorzio ci siamo rifatti al modello di teatro stabile ad iniziativa pubblica. Riconosciamo infatti l'importanza di tale modello; ma ci rendiamo conto della impossibilità economica che si presenterebbe nel volerlo applicare ripetutamente, al fine di riequilibrare le attività teatrali sull'intero territorio nazionale. Ci pare evidente, invece, che un consorzio di case del teatro, svolgendo già in maniera coordinata le funzioni socio-culturali previste per una casa del teatro, posso assolvere, previo la disponibilità di una sala teatrale di almeno trecento posti, anche ai compiti previsti per un teatro stabile ad iniziativa pubblica con i seguenti vantaggi:

  1. riequilibrio delle attività teatrali

    Nonostante sia presente su tutto il territorio nazionale ed in particolare nel sud una forte tradizione teatrale esiste una carenza oggettiva di strutture che siano in grado di promuovere tali attività sull'intero territorio nazionale e all'estero. Siamo convinti che una struttura "estesa" sia in grado di cogliere al meglio i diversi aspetti di tale tradizione e sia in grado di promuoverli.

  2. creazione di posti di lavoro

    Ci pare inoltre che una struttura "estesa" possa contribuire in maniera sensibile a risolvere il problema della disoccupazione nell'ambito territoriale, producendo posti di lavoro sia diret- tamente -organico interno alla struttura stessa- sia indirettamente, coinvolgendo altri settori lavorativi -artigiani, tecnici, servizi, ecc.- in una nuova economia, nonché cogliendo al meglio le diverse esigenze del territorio in merito, dalla formazione delle professionalità parallele a quelle propriamente teatrali, come l'animatore turistico e l'operatore socio-culturale, fino alla formazione degli artisti e dei tecnici.

  3. esigenze economiche relativamente modeste

    Sebbene infatti ci pare opportuno che un simile consorzio debba avere una disponibilità in sale equivalente ad almeno cinquecento posti, questi potrebbero essere ripartiti nelle diverse sedi purché ve ne sia almeno una con una capienza indicativa di almeno trecento posti. Ciò comporterebbe costi di gestione notevolmente ridotti

Riteniamo inoltre che affinché i vantaggi sopra elencati si possano realizzare il consorzio debba estendersi su un numero minimo di comuni limitrofi, che stabiliamo indicativamente pari ad otto in riferimento alla citata questione "S. D'Amico".
Per quanto riguarda nello specifico la struttura giuridica di un simile consorzio, riteniamo importante che sia configurato in quanto organo del consorzio, oltre a quelli previsti per un teatro stabile ad iniziativa pubblica, un consiglio di coordinamento dei direttori artistici delle case del teatro con il compito di coordinare le attività sociali e di formazione e con il compito di indicare un direttore artistico per il consorzio stesso, che debba essere individuato o tra i componenti stessi del consiglio, o all'esterno, purché scelto tra personalità della cultura teatrale e di elevato profilo.

Per quanto detto in precedenza auspichiamo che un simile modello di consorzio possa accedere alla qualifica di teatro stabile ad iniziativa pubblica e lo definiamo in virtù delle differenze con questi ultimi "teatro stabile esteso ad iniziativa pubblica". Ai fini del riconoscimento giuridico di tale nuovo modello auspichiamo che il Capo terzo del Titolo secondo del disegno di legge del Governo su citato venga emendato con la modifica del titolo da "Teatri stabili ad iniziativa pubblica" a "Teatri stabili ad iniziativa pubblica e teatri stabili estesi ad iniziativa pubblica", e con l'aggiunta dei seguenti articoli 28bis 30bis e 31bis

ARTICOLO 28bis

Definizione e natura giuridica

  1. Lo Stato, le regioni ed i comuni, al fine di incentivare la presenza teatrale sul territorio garantendo con continuità l'offerta teatrale, riconoscono il rilievo e la funzione di promozione della cultura e dell'attività teatrale dei teatri stabili estesi ad iniziativa pubblica

  2. Sono definiti "teatri stabili estesi ad iniziativa pubblica" i consorzi di case del teatro ai quali la regione o la provincia o il consorzio di comuni di propria appartenenza ovvero anche più di uno degli enti pubblici citati partecipano stabilmente e ne sostengono finanziariamente l'attività

  3. Il Centro nazionale per il teatro sostiene le attività dei teatri stabili estesi ad iniziativa pubblica e ne valorizza il ruolo, in dipendenza di progetti culturali elaborati con cadenza e prospettiva triennale, che rispondano ai principi indicati all'articolo 21 ed all'articolo 21bis.

ARTICOLO 30bis

Condizioni per il riconoscimento

  1. La qualifica di "teatro stabile esteso ad iniziativa pubblica" è attribuita dall'Autorità di governo competente in materia di spettacolo, su proposta della regione in cui il teatro ha sede

  2. Un Teatro stabile esteso ad iniziativa pubblica, in un ottica di riequilibrio delle attività teatrali si deve estendere su un territorio di almeno 8 comuni limitrofi.

  3. Ai fini del riconoscimento della qualifica di teatro stabile esteso, lo statuto prevede:
    1. forme di stabilità degli artisti, in dipendenza del progetto culturale elaborato, e la stabi- lità del personale tecnico;

    2. la presenza in via esclusiva, quali organi della persona giuridica, del sovraintendente, individuato tra personalità della cultura teatrale di elevato profilo, dell'assemblea dei partecipanti, del collegio dei revisori, e del consiglio di coordinamento dei direttori artistici delle case del teatro;

    3. la nomina da parte del sovraintendente di un proprio direttore artistico aggiunto scelto su indicazione del consiglio di coordinamento dei direttori artistici;

    4. la disponibilità di una sala teatrale di almeno cinquecento posti, ovvero, la corrispondente disponibilità, delle quali almeno una non inferiore a trecento posti;

    5. la previsione di un centro teatro studio, di servizi socio-culturali ed attività editoriali

  4. Il sovraintendente del teatro stabile esteso ad iniziativa pubblica ed il proprio direttore aggiunto restano in carica quattro anni e possono essere riconfermati per un solo ulteriore periodo di quattro anni.

ARTICOLO 31bis

Compiti dei teatri stabili estesi ad iniziativa pubblica

  1. I teatri stabili estesi ad iniziativa pubblica, nel rispetto dei principi definiti dall'articolo 21bis, assolvono ai compiti dei teatri stabili ad iniziativa pubblica previsti dagli articoli 31 e 32 del presente capo.

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