IL RITRATTO DI DORIAN GRAY
di Oscar Wilde
Avete mai sentito frasi come:" Solo i mediocri non giudicano dalle apparenze" oppure
"L'unica differenza fra un capriccio e una passione eterna è che il capriccio dura un po' più a
lungo", e ancora "Adoro i piaceri semplici sono l'ultimo rifugio del complicato", e inoltre "Nella
vita di oggi il peccato è l'unico elemento di colore che ci è rimasto"?
Sono molecole del Ritratto di Dorian Gray, rapite e messe in questa indegna prigione, quasi
si possa presentare la bellezza del David portandovi un pezzo di marmo. Nonostante il limite
di questa rubrica però, spero leggiate quest'opera affinchè siate definitivamente contagiati
dal virus della lettura. Niente paura, amici telematici, non sfoderate le vostre Colt colme di
proiettili antivirus, la malattia regala emozioni che sono state sentite dai più grandi scrittori di
tutti i tempi.
E' stato più volte detto che Il ritratto di Dorian Gray sia un libro avvelenato e avvelenante,
ma a mio parere non perchè possa indurre sconvolgimenti comportamentali nel lettore, ma
perchè il veleno sveglia l'uomo dal suo torpore e lo lascia con un amaro in bocca, un senso
di sete di sensazioni insodisfattibile, che può essere lenito, ma non guarito, solo dalla lettura
di altre opere.
Ora, sinceramente, non so quali reazioni chimiche potranno avvenire nella vostra testa
quando il vostro spirito incontrerà quello di Oscar Wilde il geniale autore di questo romanzo;
magari sarete rapiti dagli esilaranti aforismi di Lord Henry, o dalla simbiosi uomo-ritratto,
dove comportandosi immoralmente il primo (Dorian Gray) si imbruttisce il secondo
riecheggiando patti col demonio di faustiana memoria, o dell'atmosfera fiabesca che
circonda i personaggi, o forse solamente dall'irrazionale, dall'indefinibile dell'arte della
letteratura.
Copyright WorkNet Service - 1996 - Testo:di Lorenzo Longo
Rubrica curata da Icaro
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