DUBLINERS (Gente di Dublino)

 
 
di James Joyce



 

   Dublino, vissuta dai suoi abitanti più comuni, in tutta la sua noia, affondata nel vuoto spirituale che aleggia, quasi palpabile, nell'aria. I tentativi di queste persone come tante, disfuggire alla morsa attangliante di una città che è lo specchio di una nazione e quindi dei suoi stessi abitanti. L'accidia, la noia, la voglia di fare sopraffatta dal desiderio di non fare, descritte nei minimi particolari, attraverso quei piccoli gesti all'apparenza insignificanti ma che in realtà lasciano trasparire tutto quello che l'anima di una persona sente e rappresenta. Questo in definitiva ciò che inevitabilmente segna chi legge Dubliners.

    Joyce, con questi racconti brevi, non fa altro che fotografare una grigia realtà dalla quale si cerca, sempre invano, di fuggire per sempre.
Ed egli riesce a fare un ritratto di un realismo sorprendente, che ci porta fino a condividere le sensazioni dei protagonisti, fino a sentire noi stessi quella pesante cappa e a farci sentire obbligati a rifuggirla senza esitazioni.
 
 

Copyright WorkNet Service - 1996 - Testo e Grafica: Sando 

Rubrica curata da Icaro

 
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