On the road   (sulla strada)                           Jack Kerouac
Voglio esordire subito con la mia verità: non è un capolavoro della letteratura, ma gli
scopi della lettura sono molteplici, questo romanzo in particolare suggestiona, fa
sognare, ma solo se metterete da parte le vostre convinzioni da moderati, le vostre
certezze perbeniste e buoniste. Per me è stato difficile! Solo verso le ultime pagine,
forse merito del clima estivo, "on the road" ha cominciato a lanciarmi i suoi impulsi ad
altissima frequenza, tanto da farmi sognare durante la notte pazze corse in automobile
a 180 all'ora, bevute bestiali presso bar, bordelli e feste, praterie infinite e viaggi in
autostop, discorsi intellettualistici insensati e inutili per sentire le anime toccarsi, ritmi
vertiginosi di jazz che salgono su su fino all'esaltazione più folle, fumate colossali che
galvanizzano fino all'estasi. Ma appena sveglio non posso non pensare che Pavese negli
stessi anni (appena dopo la II guerra mondiale) giungeva a risultati ben più alti
cogliendo con molta più efficacia l'angoscia esistenziale dell'uomo moderno. Forse
merito anche dello scenario col quale interagiva fra Resistenza, dopo fascismo e
ricostruzione di un paese lacerato; gli Stati Uniti offrivano un quadro diverso: una
società collettiva agiata, un benessere diffuso, ma insieme una forte volontà di
conservare tutto questo e quindi un rigorismo e un puritanesimo molto esasperato. E
male si comprendono i figli che fuggono, si ubriacano e si drogano per troppa
agiatezza o troppa comodità. E' il male d'oggi, sarà superficiale ma ha caratterizzato la
seconda metà del XX secolo negli Stati Uniti. E' la volontà, secondo l'ottima Fernanda
Pivano, di trasgredire per affermare la propria particolare ed originale esistenza al di là
della asfissiante struttura civile.
Kerouac lanciando Dean e Sal in questo viaggio bellissimo ha rappresentato
meravigliosamente lo stato d'animo di quella generazione, l'ha anche arricchito con una
biblica ricerca di una Terra Promessa (poi ritrovata nel Messico), ma non l'ha
concettualizzata, nella frenesia di raccontarla ha dimenticato di spiegarla. Sia chiaro
che non è un trattato di sociologia che mi aspettavo, mma un'attenta analisi delle
condizioni nelle quali questa protesta si sviluppava, una descrizione di ciò che
combattevano e di ciò che perseguivano, chi erano e come nascevano. Ma in questo
dilagare di domande e spiegazioni forse Kerouac avrebbe perso il semplice e spontaneo
fluire della sua narrazione, avrebbe spento la fulgida luce della sua ispirazione, avrebbe
disintegrato la limpida pazzia di questo romanzo.


Copyright WorkNet Service - 1996 - Testo:Lorenzo Longo
Rubrica curata da Icaro

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