L'AMORE TRA I POLLI


di Pelham Grenville Wodehouse



Lo so che già pensate alle numerose letture suberotiche che si leggono su alcuni siti in rete, e già state per cliccare il tasto "indietro" o nel peggiore dei casi il tasto "stop", (non considero peccando di sacerdotale ingenuità che invece vi interessa proprio per questo motivo), ma questo romanzo parla di sesso e di amore nella dimensione in cui si può considerare la Divina Commedia un giornaletto porno. E addio a decine di lettori, ma continuo con voi mirabili e coraggiosi superstiti perchè non voglio che vi perdiate un divertentissimo romanzo di pura satira, nè politica nè sociale, solo satira. Pulita, senza parolacce come piace ai moralisti, senza offese e giudizi. Direte voi:" Cosa rimane, dunque?" Non lo so sinceramente, ma una cosa è certa: ho riso come un bambino, le immagini del libro senza essere esilaranti mettono un naturale buonumore, "tirano" la buona risata. Ma i polli avranno pure a che fare col libro. Sì, un fantomatico signore: Stanley Ukridge si precipita in casa del nostro protagonista-narratore per illustrargli un favoloso piano di allevamento di polli, con cifre e meticolosi studi che dimostrano la bontà dell'investimento nel quale vuole attirare l'amico. Il nostro Henry Garnet si lascia convincere e raggiunge un bel posto dove avrebbe avuto inizio l'attività commerciale dei due soci, accompagnati dalla moglie di Ukridge. Ovviamente la cosa non va troppo linearmente e le situazioni divertenti si moltiplicano per tutto il libro, e trova posto anche una storia d'amore tra Garnet e la figlia di un vicino, un vecchietto che saggerà copiose quantità di acque gelide del mare e che verrà salvato sempre dal nostro protagonista, quel briccone... Lo so state morendo dalla curiosità, bene soddisfatela senza ripensamenti, può darsi che non riderete a crepapelle, ma talvolta fa bene un po' di riso in bianco, aiuta a purificare l'organismo-spirito da tutte quelle cibarie pesanti che spesso collassano in amari rigetti.



Copyright WorkNet Service - 1996 - Testo:di Lorenzo Longo
Rubrica curata da Icaro


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