LA COSCIENZA DI ZENO
di Italo Svevo
Sembra a guardare il volume, un tormentoso mattone di 350 pagine, un esagerato
spreco di pagine e inchiostro e solitamente si tende a rimandare l'inizio
della lettura
preferendogli romanzi più brevi. Che errore imperdonabile! Il romanzo
si manifesta
subito in tutta la sua novità, la lettura scivola veloce sugli
atteggiamenti di Zeno Cosini,
tanto normali quanto studiati ed analizzati con autoironica spregiudicatezza
e svelati in
tutto il loro pigro egocentrismo ed egoismo. Non c'è alibi che tenga,
non c'è moralismo
che freni la sfrontatezza con la quale analizza la sua coscienza, spogliandola
e
lasciandola visibile a tutti come malata.
Il romanzo si snoda in sei episodi principali. Il primo è la sua
incapacità o "involontà"
di smettere di fumare, con esilaranti meccanismi mentali che lo portano sempre
a
rimandare la data dell'ultima sigaretta. Segue la malattia e la morte del
padre, questo
episodio si discosta dagli altri e per la sua drammaticità e per una
ricerca psicologica
più scolastica. Il terzo parla del suo matrimonio con Augusta, contratto,
e qui è
l'assurdo solo per poter dormire la notte! Ma mentre lo leggerete vi
sembrerà tutto
normale, tutto ovvio, tutto logico e non importa che Augusta sia brutta,
strabica e non
l'ama neppure. Nel quarto episodio Zeno dà il meglio di se per come
riesce a gestire la
sua storia con l'amante Carla e contemporaneamente ad amare la moglie Augusta,
anzi
ad amarla di più! Il quinto invece contiene la storia di una associazione
commerciale
col cognato, Guido, marito di Ada, di cui era innamorato anche Zeno, ma dalla
quale
era stato rifiutato. Anche in questa vicenda l'analisi è acuta e non
sfugge una grande
invidia di Zeno per Guido, mista a un profondo affetto (o compassione?).
Infine la
conclusione dove Zeno si libera della sua malattia, unico vero personaggio
principale
del romanzo che traversalmente percorre tutte le fasi del romanzo, incidendo
in ogni
episodio. Ma la liberazione coincide con una grave scoperta, la malattia
non è di Zeno
ma di ogni individuo, di ogni essere, di tutto il mondo. E' il male di "vivere",
l'inettitudine a comportarsi secondo le regole banali del vivere quotidiano..
Copyright WorkNet Service - 1996 - Testo:di Lorenzo Longo
Rubrica curata da Icaro
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