UOMINI E NO


di Elio Vittorini



Chissà quando l'Italia scolastica scoprirà il Novecento italiano, un'epoca ricchissima di scrittori di grande talento, il più delle volte ignoti o conosciuti solo per sentito dire. Io e voi cercheremo di cominciare immediatamente con questo romanzo scritto nel 1944 da Elio Vittorini. E' capitato casualmente fra le mie mani, nella mia ignoranza non conoscevo l'opera, l'ho aperto, ho letto poche righe, così casualmente, dalla seconda metà del libro; vi sono rimasto attaccato senza riuscire a rileggerlo dall'inizio, esaurite le pagine ho potuto allora serenamente leggerlo dalla prima pagina. Ora voi potrete dire, a ragione, "E chi se ne frega?" ma sinceramente è molto difficile illustrare le novità nelle quali mi sono imbattuto leggendo UOMINI E NO e che mi hanno reso incapace di smettere di leggere.
Uno stile espressivo fatto di dialoghi accesi, ritmici, dove l'uso di ripetere la stessa frase, ora col punto esclamativo ora col punto di domanda accentua la drammaticità della realtà che i pernonaggi vivono, sempre in bilico fra illusioni e certezza, speranza e rassegnazione.
Una storia di partigiani, di amicizia e di guerra, che tenta di spiegarsi la violenza per concludere tragicamente che essa è nell'uomo, è dell'uomo.
Un amore totale, autentico, sincero eppure impossibile fra Berta e Enne Due, che si spiegano e non si capiscono, si amano e si lasciano per vivere poi solo per aspettarsi. E così fra attentati ai gerarchi fascisti e ai macellai tedeschi, fra rappresaglie di quest'ultimi sfogate sulla gente innocente, fra missioni suicide e disperate, fra UOMINI e NON UOMINI si libera un racconto vivo, realistico, energicamente intenso, che riesce, nella tragicità del momento storico in cui è stato scritto, a risultare, anche negli interventi in corsivo dell'autore, mai banale, mai scontato, solo drammaticamente concreto.



Copyright WorkNet Service - 1996 - Testo:di Lorenzo Longo
Rubrica curata da Icaro


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